Dopo aver letto altri romanzi non male, ma che non hanno lasciato segni evidenti dentro di me, torno dopo un po’ di tempo oggi per presentare un libro davvero straordinario e che consiglio a tutti:
J. COE, “La casa del sonno”, Feltrinelli.
Già sin dalla mera architettura narrativa il romanzo si presenta come un piccolo gioiellino, con salti tra presente e passato, che si alternano tra capitoli pari e quelli dispari, e con le varie sezioni (che seguono le fasi del sonno scientificamente studiate), collegate tra loro dallo stesso gruppo di parole che però si riferiscono a tempi diversi.
Ma oltre all’architettura generale, anche l’arredamento di storie, personaggi, luoghi che si incrociano, si ritrovano, si perdono e si incontrano rendono il lavoro di Coe un lungo andirivieni nella mente umana e nel senso del tempo che si perde senza speranze (vago richiamo, probabilmente, a “Gli anni” di V. Wolf) e che tiene il lettore attaccato, ora con un sorriso, ora con una lacrima, ora con un moto di rabbia per ciò che sarebbe potuto succedere e non è stato, sino all’ultima pagina.
I personaggi (il disperato innamorato Robert, l’archetipo di scienziato pazzo Gregory, la dolcemente folle Sarah, il novello Ulisse Terry, alla ricerca eterna di un film del neorealismo italiano, forse inesistente e di cui esiste solo un unico fotogramma) sono pupazzi in balia del tempo, pupazzi che però cercano sempre la loro realtà e la loro natura anche perdendosi e mutando radicalmente forma.
La genialità di Coe si rivela anche nella sapiente costruzione a scatole cinesi di tutto l’intreccio, nella presenza di momenti di grande comicità e in due trovate indimenticabili: una finta breve autobiografia con la presenza di note al testo saltate che presentano conseguentemente commenti dissacranti, in un gioco che solo la potenza della lingua può permettere, e la consegna all’appendice conclusiva, extra narrativa, di tre documenti (una poesia, una lettera e una trascrizione) che svelano definitivamente ciò che ancora ci era stato lasciato nell’ombra nebbiosa del mistero.
Concludendo, un romanzo che consiglio caldamente a tutti, perché perdersi nei labirinti della mente umana, che sono in fondo anche i nostri, è una possibilità anche di trovare noi stessi.
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