venerdì 3 dicembre 2010

LA BOTTEGA DEI MIRACOLI - Jorge Amado


Da tempo cercavo un libro che mi esplicasse meglio l'affascinante cultura umana e religiosa del Brasile: il candomblè, gli Orixàs (le divinità afro-brasiliane) e il sincretismo con i santi cristian, ma nessun saggio trovavo, così chiesi consigli sia in librerie sia a una mia amica e giunsi ad avere tra le mani ed aprire questo romanxi di Amado.

Come altri romanzi sudamericani e brasiliani letti, l'inizio risulta sempre pesante, per l'amore tutto latino-americano dell'ampollosità, del barocco, delle infinite descrizioni, che se nel cuore di un testo risultano affascinanti, all'inizio possono intimorire; ma superata l'erta iniziale, dopo vi si apre un universo in cui immergersi.

Salvador de Bahia, anni '70: una città, un popolo piange la morte di Pedro Archanjo, mulatto, bidello universitario ma etnologo tra i più vivi, babalorixa, amico di tutti, padre di figli sparsi nel mondo.

Partendo da questo elemento, la penna di Amado ci traccia con maestria, attraverso la vita del protagonista (ahimè inventato: non cadete nel mio sbaglio di crederlo esistito e passare ore a cercarne informazioni in rete!) un maestoso affresco della vita, dei colori, delle usanze e del dolore del popolo brasiliano.

Il romanzo è una saga famigliare, o meglio una saga plurifamigliare dal mometo che l'amore libero domina su tutto e tutti, e ogni bambino è figlio del popolo, non importa chi ne siano i genitori naturali; è un saggio sulla religione brasiliana che ci viene presentata attraverso i riti, le figure, le divinità; è un dipinto fatto di colori (i tramonti sull'oceano, la pelle dei protagonisti, i colori della città) e di odori (i profumi dei cibi, delle spezie, l'arome della cachça sempre presente, il profumo di rosmarino dei corpi di affascinanti ragazze mulatte); ma è anche un dolente lamento sul razzismo umano, sulla bassezza dell'uomo bianco che si vuol porre come assoluto dominatore di un mondo non suo, e un inno alla ribellione e alla libertà, con la teoria di fondo che solo il meticciato può salvare il mondo, perchè soltanto incrociando all'infinito culture, sangue, baci si può giungere alla VERA razza pura, la razza umana meticciata, nucleo fondamentale di tutte le ricerche di Archanjo.

Entrare in questo romanzo è come fare una passeggiata nel cuore del Brasile, nelle sue vaste contraddizioni, nella sua impareggiabile bellezza e nel suo unico fascino, sempre condotti per mano da Pedro Archanjo che "non è uno solo, ma vario, numeroso, multiplo, quarantenne, giovanotto, ragazzo, vagabondo, buon conversatore, buon bevitore, ribelle, sedizioso, organizzatore di scioperi, agitatore, suonatore di chitarra e chitarrino, innamorato, tenero amante, stallone, scrittore, scienziato, uno stregone. Tutti poveri, con la pelle scura, e civili"

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