giovedì 25 marzo 2010

APPUNTI SPARSI DI UN TIMIDO VIAGGIATORE

Era un giorno di Novembre come tanti, troppi altri. Io ero perso nella noia e nella forsennata ricerca di riempire il mio tempo desolatamente vuoto provando a fare di tutto pur di non tornare a casa.

Per mia fortuna una mia amica seguiva questo corso pomeridiano di tedesco e pur di restare a Venezia mi ero deciso di passare le successive due ore ad ascoltare una lingua tanto innegabilmente affascinante quanto assente nel mio cervello.....

Era un giorno di Novembre come tanti, troppi altri e stavo aspettando fuori dell’aula che finisse la lezione che la occupava, già pensando come riempire il giorno dopo e quelli successivi, quando dei passi risuonarono dalle scale che salivano dal piano sottostante. <..> pensai dentro di me, già pentendomi della scelta fatta e pronto a lasciare la mia amica da sola… ma no, non era la prof, era una ragazza.....

Dalle scale prima apparvero i capelli, lunghi e ondulati, seguiti da un viso angelico e ad un elegantissimo completo nero-beige, di quelli che andavano di moda ma che una volta tanto vedevano me, bastian contrario per natura, indubitabilmente d’accordo, ....

Era STATO un giorno di Novembre come tanti, troppi altri.....

Questa improvvisa quanto inattesa apparizione aveva penetrato il mio io fin nelle più remote profondità dell’animo che forse neppure io stesso credevo e sapevo prima d’ora d’aver avuto. Ero pietrificato e quasi scisso tra il mio corpo che, una volta liberatasi l’aula, come un automa si mosse per entrarvi e prendere un posto, e il mio io sentimentale calamitato inesorabilmente verso di Lei che si era posta a sedere così lontano.....

Furono due ore di tormento, con il mio sguardo a cercare febbrilmente il suo, ma le rare volte che ciò avveniva non lo reggevo, quasi schiacciato dallo splendore, e mi ritraevo, come un antico eroe greco che, giunto dopo lunghe peregrinazioni al tempio da tanto ricercato della sua divinità protettrice, temesse di entrarvi non sentendosi all’altezza e restasse immobilizzato davanti all’ingresso.....

Passarono così le due canoniche ore, ma passarono anche le settimane e i mesi e oltre a una muta adorazione non riuscivo ad andare, seppure dentro di me fossi lacerato da insostenibili dolori spirituali che mi spingevano all’agire nonostante il corpo si rifiutasse.....

Si stava avvicinando la fine con l’appropinquarsi delle vacanze natalizie e della lunga pausa invernale, e sapevo che rischiavo di perderla per lungo tempo (per sempre?) e non so come né quando, ma dentro di me scattò qualcosa e quel giorno decisi che dovevo parlarle almeno per rompere quel maledetto ghiaccio che rischiava di congelare tutto il sangue che erratico vagava nelle mie vene.....

La lezione era finita e lei stava al solito velocemente prendendo la strada di casa (di dov’era? veneta? italiana? ma poi, ERA o si trattava semplicemente di un mio sogno?), al che io la seguii e dopo un po’ che camminavamo parallelamente, alcune parole uscirono dalla mia bocca; forse le sembrai sciocco o troppo ovvio, ma in questi casi non ero mai riuscito a connettere cervello e bocca prima di parlare.....

Non fu (non mi parve) irritata o infastidita, e così l’accompagnai lentamente in stazione parlando di lei e di me (sì, era italiana, era veneta, ma soprattutto ERA), e l’ultima cosa che seppi prima di lasciarla fu il suo nome, la miglior conclusione a venti minuti di dialogo che riuscirono a colmare due mesi di dubbi, lacerazioni e sofferenze.....

Ma il destino era come al solito crudele: l’avevo appena conosciuta ma già rischiavo di perderla. Solo una settimana mi era rimasta ancora per vederla, ma che fare? confessarle il mio amore? forse, ma avrei corso il rischio di intimidirla; chiederle se avrei potuto rivederla lo stesso nel futuro anche dopo la fine dei corsi? proponibile, ma un rifiuto mio avrebbe ucciso; chiederle di scambiarci il numero di cellulare? cosa vitale, ma forse di una banalità da far cadere le braccia.....

Non so ancora; dicono che l’amore ingegni la mente, ma spesso blocca i tesi pensieri o li fa muovere in modo del tutto inconsulto, e già troppo spesso avevo sbagliato tutto, ma ora un errore non me lo sarei perdonato, e nei giorni che mi mancavano dal rivederla (e che avrei contato come un militare di leva o un carcerato conta i giorno che gli mancano alla liberazione) avrei pensato a lungo, certo che avrei fatto la scelta giusta.....

E poi a farmi luce c’erano il suo viso e suoi occhi, e non potevo fallire il sentiero così illuminato; no, non me lo sarei perdonato…....

2 commenti:

emilia ha detto...

a me che sono straniera, suona bene, ma non so dare dei giudizi letterari perché la gran parte di tutto ciò che è scritto in italiano mi affascina :) in ogni caso il titolo è gran classe, questo te lo assicuro e qua non posso sbagliare!

ezzelino ha detto...

Il titolo, con poca umiltà, ammetto che piace moltissimo anche a me che l'ho creato!
GRAZIE comunque!!