mercoledì 23 novembre 2011

RASHOMON E ALTRI RACCONTI - Ryunosuke Akutagawa


Come spesso affermo, solo chi soffre può creare arte, e leggere i racconti di Akutagawa dopo averne letto l’atroce vita conferma totalmente questa mia per me inossidabile teoria.

La cultura giapponese è diversa, lontana da noi, ma immergendoci in queste pagine qualche lontano profumo e rumore possiamo carpirlo, un Giappone che conosce l’occidente ma che si tiene in un altro universo e mantiene le sue diversità nette.

Poco prima del sommo Mishima e ben prima di Banana Yoshimoto, quasi coetaneo di Kawabata (autore di quell’altro piccolo gioiello La casa delle belle addormentate: leggetelo!), Ryunosuke Akatawaba ci lascia tanti piccoli dipinti, affreschi e miniature di un Giappone che atemporalmente spazia tra i tempi eroici medievali e la modernità cupa, mediocre, triste che rimpiange ciò che è stato ma che è anche conscia che non tornerà più (il seppuku di Mishima, a seguito della sconfitta militare giapponese, segnerà forse la pietra tombale di quell’epoca, che solo Akira Kurosawa saprà riproporre, e proprio partendo dai racconti di Akutagawa che nel 1915 si fece conoscere con il sublime e atroce schizzo Rashomon , dal cui titolo il regista prenderà spunto per uno dei suoi più noti capolavori).

Ogni racconto ha una sua vita palpitante, ha le sue luci e le sue ombre che affascinano seppure oscure, ma su tutti vorrei citarne tre, i più belli e rappresentativi per me.

Ne La scena dell’inferno assistiamo al lento declino psichico e morale di un artista di corte tormentato da incubi sempre più atroci di torture e demoni infernali (chiaro, per me, il richiamo, oltre che alla mitologia nipponica, alla genialità visionaria e quasi lisergica di Hyeronimus Bosch), ma che scoprirà sulla sua pelle come nessuna crudeltà sia più feroce dell’umana cattiveria.
Delizioso è il breve Nel bosco, racconto insieme giallo, noir, spiritico su un omicidio e una sparizione, che genialmente ci dimostra con pochi tratti di penna/pennello l’abisso che può esser dietro un evento lineare se lo si osserva dai differenti punti di vista di chi quell’evento l’ha vissuto. Decenni dopo registi si cimenteranno in simili ragionamenti, ma il potere della scrittura e della sua capacità di sintesi in queste righe brilla accecando.

Spaventosamente moderno è infine il lungo racconto che chiude la raccolta, ovvero Nel paese dei Kappa, dove i Kappa sono curiosi esseri zoomorfi che vivono in una società parallela a quella umana, ma che una volta che entrano in contatto con gli umani, che cercano di ucciderli, si dimostrano avanzati, moderni, pacifici e civili. L’apparenza non solo inganna, ma uccide a volte.

Nessun commento: